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Avete sempre più difficoltà a leggere un libro perché non riuscite più a riconoscere correttamente le lettere e quindi dovete tenere il libro sempre più lontano da voi per continuare a leggerlo?
E probabilmente vi siete resi conto che non avete ancora problemi a vedere in modo chiaro e nitido le persone e gli oggetti in lontananza?
Per poter vedere nitidamente un oggetto, i raggi di luce che emana devono essere spezzati lungo il percorso attraverso l’occhio in modo da essere convogliati esattamente sulla retina. Quanto più l’oggetto osservato si avvicina all’occhio, tanto più forte deve essere la rifrazione della luce nell’occhio per creare un’immagine nitida sulla retina. L’occhio deve quindi essere in grado di modificare la rifrazione della luce e adattare l’acuità visiva a diverse distanze, la cosiddetta accomodazione.
L’ipermetropia indica innanzitutto l’incapacità di riconoscere chiaramente gli oggetti situati nelle vicinanze. I muscoli ciliari, le fibre alle quali è appeso il cristallino, sono quindi costantemente sollecitati, perché non appena questi muscoli si contraggono, il cristallino si piega maggiormente (cioè diventa più rotondo) e il potere rifrattivo aumenta, permettendo di riprodurre nitidamente gli oggetti vicini sulla retina. E anche per guardare lontano, i muscoli oculari devono essere sistematicamente tesi.
A causa dell’accomodazione permanente, ossia dall’adattamento continuo tramite la contrazione e il rilassamento degli occhi, insorgono soprattutto mal di testa. Quando i muscoli ciliari si rilassano, il cristallino viene allungato e appiattito. In questo modo diminuisce il potere rifrattivo, il che permette di vedere chiaramente gli oggetti più lontani.
Altri sintomi dell’ipermetropia sono:
In medicina questi sintomi vengono anche riassunti con il termine disturbi astenopici. Di solito sono evidenti più spesso durante la lettura.
Dato che l’aumento del potere rifrattivo e lo spostamento degli occhi, il cosiddetto riflesso di convergenza, sono anatomicamente correlati, lo strabismo è un altro possibile sintomo dell’ipermetropia.
Il riflesso di convergenza avviene ogni volta che si vuole vedere un oggetto che si trova al centro e vicino ai nostri occhi. I due bulbi oculari si avvicinano l’uno all’altro, le pupille si restringono e il potere rifrattivo aumenta a causa della maggiore curvatura del cristallino. Di conseguenza, l’accomodazione e il riflesso di convergenza sono collegati.
Le cause dell’ipermetropia possono essere un bulbo oculare troppo corto o una diminuzione del potere rifrattivo del cristallino. Può anche essere la cosiddetta presbiopia.
L’ipermetropia assiale è la forma più comune di ipermetropia: poiché in questo caso il bulbo oculare è più corto del normale, anche con la massima accomodazione, l’immagine non è riprodotta nitidamente sulla retina – i raggi di luce incidenti sono convogliati solo dietro la retina in un punto focale comune. Questo è il motivo per cui i soggetti ipermetropi non riescono a vedere nitidamente gli oggetti vicini.
In lontananza la persona colpita può continuare a vedere in modo nitido, ma anche il cristallino deve essere accomodato, perché il suo potere rifrattivo in condizioni di rilassamento non è sufficiente nemmeno per vedere gli oggetti lontani. Ecco perché anche in questo caso i muscoli ciliari, che inducono una curvatura del cristallino e quindi un aumento del potere rifrattivo, sono costantemente tesi.
Alla visione a distanza e con un’ipermetropia fino a 4 diottrie, un soggetto giovane non ha alcun problema. Ma per poter vedere un po’ nitidamente a distanza di lettura, cioè a circa 33 centimetri dal corpo, sono necessarie altre 3 diottrie di potere rifrattivo. Ciò significa che l’occhio deve avere un potere rifrattivo totale di 7 diottrie, che non è in grado di fornire in modo duraturo, per cui alla fine insorgono disturbi.
In caso di iperopia rifrattiva, sebbene il bulbo oculare abbia una lunghezza normale, il suo potere rifrattivo è inferiore alla norma. Le conseguenze dell’ipermetropia rifrattiva non differiscono da quella assiale.
La presbiopia è dovuta) al processo di invecchiamento del cristallino. Generalmente insorge a partire dai 45 anni di età. Analogamente all’ipermetropia vera e propria, le persone colpite hanno difficoltà a leggere ad una distanza normale. Tuttavia un paio di occhiali da lettura adatti può risolvere il problema.
In caso di problemi alla vista, è opportuno prendere subito un appuntamento dall’oculista. Il medico raccoglierà innanzitutto informazioni dettagliate sulla storia clinica del paziente, la cosiddetta anamnesi. Vorrà sapere, tra l’altro, da quando sono presenti i sintomi e se questi compaiono soprattutto durante la lettura. Inoltre chiederà al paziente se soffre di mal di testa e usa già gli occhiali, eventualmente anche solo per leggere.
Mediante un esame della vista il medico può stabilire la capacità visiva dei suo occhi. Nel corso di questo test il paziente deve riconoscere diverse lettere, numeri o forme proiettate sulla parete a una certa distanza. I vari simboli o numeri diventano più piccoli passando da una riga all’altra. L’oculista valuta la capacità visiva in base all’ultima riga che il paziente è riuscito a distinguere/leggere correttamente.
Un altro test correlato alla diagnosi di ipermetropia è l’esame del fondo oculare (termine medico: fondoscopia). L’oculista illumina l’occhio con una luce per esaminare la retina. Talvolta, soprattutto in presenza di una forte presbiopia, si possono rilevare alterazioni nel segmento posteriore dell’occhio. Ad esempio, sulla retina si possono vedere vasi sanguigni tortuosi.
L’ipermetropia può essere compensata con un ausilio visivo, ossia occhiali o lenti a contatto.
Vengono utilizzate le cosiddette lenti Plus o lenti di messa a fuoco, che sono piegate verso l’esterno (convesse). Questa curvatura verso l’esterno assicura che i fasci di luce incidenti vengano convogliati già prima di colpire la cornea. Grazie a questa rifrazione della luce di supporto, il potere rifrattivo troppo debole dell’occhio è sufficiente per riprodurre un’immagine nitida sulla retina. In caso di iperopia molto forte, di solito è preferibile usare le lenti a contatto, perché le lenti degli occhiali necessarie per la correzione sarebbero molto spesse e pesanti.
Un’altra opzione di trattamento può consistere nel migliorare la capacità visiva degli occhi con un trattamento laser.
In caso di diagnosi di ipermetropia, è importante e indispensabile recarsi regolarmente dall’oculista e sottoporsi all’esame degli occhi.
In presenza di ipermetropia (chiamata anche in medicina iperopia) la rifrazione della luce nell’occhio o la capacità dell’occhio di incanalare i raggi di luce in arrivo sono insufficienti oppure il bulbo oculare è troppo corto, la cosiddetta iperopia assiale, per poter vedere nitidamente gli oggetti vicini. Di conseguenza, le persone colpite hanno soprattutto difficoltà a leggere. In questo caso, insorgono spesso mal di testa e dolore agli occhi. Con l’ausilio di occhiali o lenti a contatto è possibile migliorare la visione a distanza ravvicinata, mentre viene eseguita raramente un’operazione. Il potere rifrattivo dell’occhio è misurato con l’unità diottria (abbreviazione: dpt); in caso di ipermetropia, la misura del potere rifrattivo produce valori positivi, mentre in caso di miopia si ottengono valori negativi.
La diagnosi precoce di ipermetropia può impedire la progressione di questo difetto visivo, se vengono prescritti per tempo occhiali correttivi. Man mano che il bulbo oculare cresce, l’ipermetropia può anche peggiorare, soprattutto nei bambini piccoli.
Se l’ipermetropia viene diagnosticata e trattata tempestivamente, peggiora raramente nel corso del tempo. Al contrario, nei bambini e negli adolescenti, questo difetto visivo si attenua spesso perché trascorrono più tempo allo schermo e meno all’aperto, e può anche trasformarsi in miopia.